Il rumore del mare

Il testo è tratto da Cesare Pavese, Paternità, in Lavorare stanca (prima edizione: Firenze 1936).
La registrai per la prima volta (con titolo Il segreto del mare) nel 1982, insieme a Gerardo Galantucci. L'incisione è presa (come alcune altre) da un nastro miracolosamente scampato al destino cinico e baro che incombe su questi supporti. Quel che ho potuto salvare ha qualità di suono infima. La camzone era preceduta da una lunga introduzione di sola chitarra, ascoltabile (per modo di dire) qui.




Ho poi una versione (assai più breve, con tagli che riguardano anche il testo) registrata nel 2019, e caricata sul Tubo nella playlist Canzoni del capotasto. E anche, lggermente meglio mixata, su SoundCloud.
Il testo sotto la finestra del video.



Il rumore del mare

L'uomo solo è davanti all’inutile mare
attendendo la sera, attendendo il mattino
i bambini vi giocano ma quest’uomo vorrebbe
lui averlo un bambino, e guardarlo giocare
Grandi nuvole fanno un palazzo sull’acqua
che ogni giorno rovina e ogni giorno risorge 
e colora i bambini sul viso 
e dipinge negli occhi il sorriso
ci sarà sempre il mare

Il mattino ferisce la notte 
esce l’uomo col sole e cammina sul mare
e non guarda le onde che frantumano a riva
e non guarda le schiume che non hanno più pace 
A quest’ora i bambini non giocano ancora
A quest’ora si sveglia la luce e una donna 
che farebbe l’amore se non fosse lei sola 
Lento l’uomo si spoglia come la donna lontana
e discende nel mare 

Poi la sera che il mare svanisce
e annega nel buio ch’è sotto le stelle 
a sera l’uomo stanco d’attesa leva gli occhi a guardare
ma non vede che il cielo
A quest'ora la donna lontana
è distesa abbracciata al suo sogno
dalla nera finestra esce un suono velato
ma nessuno lo ascolta
se non l'uomo che sa
il rumore del mare