Bio (in breve)

Milanese di nascita (26 settembre 1958, clinica Mangiagalli) e di appartenenza emotiva (pur sempre meno intensa col passare del tempo) ma senza fissa dimora.

Maturità scientifica (1977, Liceo Benedetto Cairoli, Vigevano).

Laurea in Lettere moderne (1985, Università di Pavia - dunque di qualche anno fuori corso, ma va aggiunto che in itinere fui impegnato nel servizio civile).

Dottore di ricerca (1990), ricercatore (1994) e poi professore (2000) nell'ateneo della capitale longobarda. Medievista. Storico soprattutto delle pratiche documentarie (strategie, falsificazioni) tra alto e basso medioevo (recentemente, più alto che basso). 

Docente di un sacco di discipline col passare degli anni (persino di informatica, naturalmente umanistica), ma ora soprattutto di paleografia latina (e che è?, si chiede qualcuno ogni tanto), che da studente detestavo; gravato in anni non lontanissimi da responsabilità istituzionali ma ora finalmente non più (con qualche eccezione poco impegnativa e di pochissima soddisfazione: anzi, nessuna).

Mogli: nessuna. Figli: uno, anzi una (nata nel 2006: dunque, sono un padre anziano).

Chitarrista dilettante di fama condominiale, pianista nemmeno dilettante: compositore di canzonette (ma solo fino al 2001) e poi di brani strumentali, il tutto con grande, amatoriale impegno – e proporzionale spesa in strumentazione (chitarre, tastiere, registratori multitraccia, cavi, microfoni e quant’altro).

Scrittore di racconti (e anche di un romanzo) non particolarmente apprezzati dal pubblico e ignorati (machissenefrega) dalla critica (forse con la sola eccezione di un libro sul Milan scritto insieme ad altri malati di pallone).

Centrocampista offensivo di squadre giovanili e minori (1974-1977), ma scarpe appese al chiodo con indignazione per la mancata cessione a un grande club e soprattutto perché a un certo punto c’erano cose da fare che sembravano più interessanti. Sembravano, non è detto (specie col senno di poi) che davvero lo fossero.

Ah, a proposito di pallone: escogitatore negli anni dell’infanzia e della prima adolescenza di giochi di simulazione calcistica (con tappi, figurine panini, campi a quadratini e dadi); purtroppo, non ho mai individuato la soluzione ottimale.

A dire il vero, dubito che possa esistere una 'soluzione ottimale' e per qualsiasi cosa: ci fosse, si finirebbe per annoiarsi.