La conversazione

Quarta canzone della Ballata di Ipazia.
Il testo è ispirato a un racconto di Robert Musil: Il compimento dell'amore, che all'epoca si leggeva nella raccolta Tre donne (Einaudi 1981).
Estrapolata, eccola.



Prima del suo incastonamento nella suite, registrai una versione con solo voce e chitarre, e qualche percussione. Oggi la preferisco.
Il testo sotto la stringa dell'audio.




La conversazione

nervosamente guardò lo sconosciuto
in quel momento la sua barba per un attimo s’illuminò
v’indovinò solidità naturalezza
ed ogni cosa si ricollegò, lei era lì… 

le balenò in mente che già altre volte
la cosa nello stesso modo incominciò, era così...
ed al pensiero per un istante la sfiorò
un orrore voluttuoso abulico
come davanti a un peccato ancora senza nome

si chiese se potesse essersi accorto
che lei lo guardava
e il suo corpo si colmò di una leggera sensualità
le sembrava di nuotare nelle tenebre davanti a lui
dissolta e impalpabile come pallida schiuma 

così viaggiarono vicini
e poco a poco ritornò ad insinuarsi nei suoi pensieri
quell’inquietudine
cercò di dirsi
che era solo il turbamento
di quell'improvviso viaggio solitario
fra gente estranea
subito dopo invece poi credeva
che fosse il vento che l’avvolgeva
in un gelo rigido 

vi fu improvvisamente
una luce alta e chiara sul suo passato
come su un paesaggio indescrivibile dall’ordine misterioso
era uno strano senso di futuro
come se tutto ciò
che pareva da lungo tempo passato
vivesse ancora

furtivamente cercò lo sconosciuto
in quel momento la sua mano per un attimo
l’accarezzò
v’indovinò solidità naturalezza
ed ogni cosa si ricollegò
erano lì ...

ma poi di fronte
all’indecifrabilità delle cose
erano senza parole
apparentemente insensibili e calmi
inevitabili
e si unirono con un riso precipitoso
alla conversazione

[e pensavano a giorni
stranamente distinti
da tutti gli altri
aperti davanti a loro
come una fuga di stanze remote]

e si unirono con un riso precipitoso
alla conversazione

ma poi di fronte
all’incomprensibilità delle parole
erano senza potere
apparentemente insensibili e calmi
indecifrabili

[pensavano a giorni
inseparabili da tutti gli altri
scomparsi dietro di loro
come una fuga di stanze remote]

e si unirono con un riso precipitoso
alla conversazione