Addio a Giorgio

Il 3 aprile 2022 rimarrà nella memoria come giornata molto triste, perché appresi della scomparsa di Giorgio Chittolini, medievista. Con lui mi sono laureato, e sono passati ormai quarant'anni. Un maestro, inutile insistere su questo: chi l'ha conosciuto lo sa bene.
Prima della pandemia, abbiamo fatto in tempo a trascorrere una giornata insieme, nella quale mi ha raccontato cose di sé (e soprattutto dei suoi anni giovanili) che non sapevo. Certo, era stanco e consapevole di un esito vicino. Ma ancora molto lucido. Gli promisi di portarlo a vedere un Milan-Parma a San Siro - non fu possibile per i noti motivi.
Era un uomo timido e gentile.
Nella foto, che è dell'estate del 2012, ci hanno immortalato sotto la statua di Sant'Ambrogio, davanti alla Statale. 




In quel giorno noi, suoi allievi più antichi e più stretti, gli avevamo portato un volume a lui dedicato. Per quel libro io misi a testo i materiali di una ricerca che avevo presentato in un  incontro di dottorato a Firenze e in un corso di laurea magistrale a Pavia: Il "testamento" di Manigunda. Nella prima nota al testo resi esplicite le ragioni di quella scelta, cioè la scelta di un tema così lontano da quelli cui lui mi avviò.

"Mi sembra opportuno offrire, in questa sede e al destinatario di questa raccolta, la prima (arruffata e sconclusionata) formalizzazione di un laboratorio/seminario sulle fonti – sollecitato peraltro da una committenza di archeologi che forse altri esiti avrà – già proposto lo scorso anno accademico a studenti di secondo ciclo. Il ricordo più vivido degli anni universitari pavesi coincide infatti con l’organizzazione e lo svolgimento di un seminario, che Giorgio doveva coordinare. A noi studenti – pieni di buone e velleitarie intenzioni – toccavano letture di testi, che ciascuno doveva poi esporre aprendo la discussione, secondolo schema che tutti conoscono. Naturalmente (eravamo al secondo o al terzo anno di corso) capivamo poco o pochissimo, il tema era complicato e militante; il coordinatore raccoglieva i nostri pezzi di discorso, ingenui e confusi, e li rimontava all’istante, con la sua atipica
capacità di dialogare ascoltando".